IL CANTAUTORE

IL CANTAUTORE


(Testo e musica di Paolo Agnello)


Il cantautore è un animale strano,  uno scherzo del destino
perché c’ha dentro come un germe,  un tarlo,  un virus clandestino
che scuote come da una gabbia,  come il rombo di un motore
tuona da un cofano,  come bambini esplodono correndo al sole.


Il cantautore è un artigiano,  un alchimista degli avanzi
un mosaicista,  uno che è in mille pezzi e gioca a rimontarsi
un partigiano dell’omesso,  di una nuova resistenza
di quello scarto che tra poco e eccesso fa la differenza.


Il cantautore è solo un piccolo reporter quotidiano
di quelle storie che si sbriciolano e gocciolano invano
che sono ori che non brillano di luce che si vede
come certi fiori che rampollano sotto la neve.


Le parole sono perle,  sono stelle
le parole sono carte da girare fra le dita
sono un’arte,  ma dell’arte non ha niente questo chiuderle e slegarle
vanno come va la vita
le raccogli,  poi le lasci su dei fogli,  come dadi,  come soldi
lasci accanto ad un bicchiere vuoto
ed è un gioco che continua nella mente finché il sonno non ti prende
finché non si spegne il fuoco.


Il cantautore è un animale strano,  uno scherzo del destino
perché c’ha dentro come un germe,  un tarlo,  un virus clandestino
c’ha dentro come una risposta,  come una maledizione
come un peccatore sgravida al balzello di una confessione.

Il cantautore ama l’autunno,  che d’autunno non si muore
ama la sera più del giorno,  perché di giorno è troppo il sole
perché l’estate è più un bisogno,  una pozzanghera ideale
il cantautore ama del viaggio ritornare.


Le parole sono perle,  sono stelle
le parole sono carte da girare tra le dita
sono un’arte,  ma dell’arte non ha niente questo chiuderle e slegarle
vanno come va la vita.

Le parole,  le parole sono idee
e raccontano Odissee,  le parole sono niente,  sono bombe
vuote navi alla deriva,  ferro di locomotiva
le parole sono impronte
le confondi come piccole monete
le nascondi come sete,  se nessuno vuole bere le lasci cadere
e poi smettono di urlare,  di colpire,  di frugare
come smette un temporale
.







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